Atene noi andiam Part 1/2
Di nuovo in metro, come tutte le mattine, ma stavolta devo arrivare fino al capolinea. È anche più presto del solito.Alla stazione di Sesto San Giovanni ci sono già i primi pendolari che attendono il consueto treno che li porterà a lavoro. Sembra proprio un martedì come tutti gli altri, ma non lo è. Fuori dalla stazione si sono creati gruppi di ragazzi più o meno giovani. Hanno borse, maglie, sciarpe e bandiere che non lasciano dubbi sulla loro fede calcistica: sono le Brigate rossonere e i Guerrieri ultras, i due principali gruppi di tifosi organizzati della Curva sud, sponda milanista di San Siro. Attendono i pullman che li porteranno ad Atene, dove domani si giocherà la finale di Champions League contro il Liverpool.
Trascorrono diversi minuti e chi sta andando a lavorare non manca di lanciare un’occhiata interrogativa verso 300 persone che ascoltano in silenzio un ragazzo che parla. È uno dei “capi” che sta spiegando l’importanza del viaggio, di quanto siamo fortunati a poter andare a vedere la partita. Invita tutti a evitare furti negli autogrill o scontri con eventuali inglesi che si dovessero incontrare lungo il tragitto, almeno all’andata. La ragione di queste raccomandazioni è subito svelata: evitate di farvi fermare dalla polizia, altrimenti rischiate di non vedere la partita. Se, però, qualche inglese dovesse venire a provocarvi - viene ancora detto - ricordatevi che il nostro segno è il teschio e che abbiamo avuto già 3 morti. E subito viene lanciato un coro: “Brigate rossonere, teppismo militante, parole poche, sprangate tante”.
Il tifoso oratore comincia a chiamare i passeggeri di ogni pullman, poi se ne va: verrà ad Atene in aereo, domani, insieme ad altre migliaia di tifosi.
Saliamo sui pullman e subito ci viene dato l’agognato biglietto per entrare allo stadio. È una strana sensazione tenerlo in mano: si è fatto di tutto per averlo nelle ultime settimane; è il giusto premio per tutte le lunghe code, le telefonate, le poche ore di sonno. Per le prossime 36 ore quel pezzo di carta blu varrà quanto la propria vita.
I 5 pullman partono diretti al porto di Ancona. L’autista del nostro è un volto noto ai tifosi che, dopo aver intonato simpatici cori contro di lui (se facciamo l’incidente, muore solo il conducente), contrattano il rispetto e la pulizia del mezzo con la possibilità di fumare a bordo. L’autista accetta, anche se in cambio vorrebbe una “coperta” per passare in compagnia la notte in traghetto. In poco tempo il fumo, mischiato all’inconfondibile odore di spinello, pervade il corridoio, mentre l’aria condizionata non riesce ad alleviare il caldo della giornata.
Il viaggio è animato dai cori per la squadra. Iniziano poi discorsi sulla finale. C’è chi è sicuro che sarà vendicata la notte di Istanbul e chi teme di dover ripresentarsi in ufficio da perdente, oggetto degli sfottò dei colleghi interisti e juventini. Qualcuno osa: se perdiamo io resto in Grecia.
Ci si ferma in autogrill, nessun tipo di disordine, anche se noto un ragazzo, davanti a me, che esce pagando una birra e tenendone un’altra sotto il ciglio del bancone, in modo che il cassiere non la possa vedere.
Alle 15 arriviamo ad Ancona, in anticipo rispetto alla partenza del traghetto che ci porterà a Patrasso. Sui pullman vengono distribuiti i biglietti per il “passaggio ponte” e quasi dopo un’ora saliamo in nave.
L’equipaggio ci indirizza all’ultimo piano, che in poco tempo si trasforma in un parco giochi intorno a una piscina vuota e sotto il sole. Ci si “accampa” alla meglio, spuntano palloni da calcio e i ragazzi cominciano a imitare i loro beniamini. Nuovi cori nascono spontaneamente per salutare i cugini nerazzurri che restano a casa. Il clima è assolutamente positivo, inoltre non ci sono inglesi sulla nave. Partiamo per questo viaggio: certi della meta, ma non del nostro destino.
Qualcuno si è già procurato una cabina per non passare la notte all’aperto: un posto in una quadrupla costa 62 euro, in una doppia 111. Chi se l’è potuta permettere offre agli amici uno spazio dove lasciare i bagagli o la possibilità di farsi una doccia risparmiandosi i disagi delle code.
Prima di cena, da Milano ci avvisano che è stato arrestato il “Barone”, il capo delle Brigate. La notizia ci sembra incredibilmente falsa, e anche il clima assolutamente rilassato che si respira in nave ci lascia supporre che si sia trattato di uno scherzo o di un errore.
Trascorsa la sera, una parte dei tifosi è già a riposare in cabina o per terra lungo i tappeti rossi che percorrono la nave. Gli altri continuano a girare i diversi piani, in cerca della discoteca, inneggiando cori sulla droga e un fastidioso “in trasferta non si dorme”, proprio per svegliare chi si sta assopendo.
Dopo le 2, anche i divanetti del bar si trasformano in comodi letti, ed è qui che trascorro 5 brevi ore tra le braccia di Orfeo.
Continua...


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