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15 giugno 2006

IL CALABRONE di oggi

POLITICHE RADICALI E SERVIZIO ALLA PERSONA

«Le specialità medicinali a base di antiandrogeni, estrogeni naturali, estrogeni coniugati, loro associati e androgeni saranno erogati con oneri a carico del servizio sanitario regionale direttamente dalle Asl». É questo uno dei passaggi salienti della delibera firmata alcuni giorni fa dall’assessore alla Salute della Regione Toscana, Enrico Rossi, documento che consente la somministrazione di ormoni gratis a coloro che decidono di cambiar sesso. “É una risposta alle esigenze reali di tutti i cittadini”, ha rimarcato il deputato di Rifondazione, Vladimir Luxuria.
Stupisce come le richieste di una piccola minoranza (un centinaio coloro che forse ne potranno usufruire) trovino pronta risposta in una politica che, invece, trascura spesso i bisogni di molti. Ma è solo uno dei tanti esempi, forse il più piccolo, di come certa sinistra stia cercando di riformare a suo modo la società, secondo il modello Zapatero. É ben diverso vedere che, sempre in Toscana, ci sono anche realtà come il Banco Farmaceutico che assiste ogni giorno 3000 persone attraverso 28 enti non profit. Eppure questa è soltanto una goccia nel mare. Non sembra proprio, come affermato da un autorevole settimanale cattolico, che in questa legislatura “si sia tornati a fare politica con la nascita del nuovo governo”. Né la Regione Toscana né le “trovate” di alcuni ministri sembrano inaugurare un “nuovo corso”. La politica, per ritornare ad essere protagonista, deve rispettare la realtà delle cose: essere al servizio della persona, uomo o donna, che desidera la vita, la pace, il lavoro, di essere tutelata nella sua integrità e nei suoi diritti. E non, invece, rispondere ad astratti schemi di “pari opportunità”: che altro non sono, in realtà, che il veleno dell’ennesima utopia radicale e libertaria.

ilcalabrone@email.it

VERSO IL REFERENDUM

SECONDA PUNTATA

Continuiamo a parlare del Parlamento.
1) Attualmente esiste un sistema di bicameralismo perfetto, cioè La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due camere, con il passaggio da una all'altra dei progetti/disegni di legge fino a quando tutte e due le Camere approvano lo stesso testo.
Con la modifica costituzionale la Camera ha l'ultima parola sulle leggi di competenza esclusiva dello Stato, il Senato su quelle di competenza concorrente (mista Stato/Regioni) e regionale, mentre le due camere insieme decidono sulla legge di bilancio, su quelle costituzionali, elettorali e riguardanti gli enti locali.
2) Attualmente sia il Senato che la Camera hanno la durata di una legislatura. Con la nuova legge, invece, la cose funzionerebbero diverse: la Camera potrà essere sciolta in qualunque momento dal primo ministro per indire nuove elezioni, sarà sciolta se sfiducerà il primo ministro senza proporre e “fiduciarne” un altro o per scadenza del mandato elettorale; il Senato, invece, potrà restare in vita fino alla scadenza del mandato elettorale e potrà essere sciolto solo dal Presidente della Repubblica in caso di sua prolungata impossibilità di funzionamento.
3) Mentre i deputati verrebbero eletti come ora attraverso le elezioni politiche, i senatori verrebbero eletti su base regionale contestualmente ai rispettivi consigli regionali (cioè verrebbero eletti durante le elezioni regionali). Questo spiega anche perché le due camere avrebbero durata diversa.
4) Con la riforma gli attuali Senatori a vita diventerebbero deputati a vita e il numero di quelli nominati dal Presidente della Repubblica non potrà mai essere superiore a 3.
5) Senatori e Deputati godrebbero di identiche indennità.

Riguardo al primo punto i fautori della riforma sostengono che il nuovo sistema permetterà di snellire l’iter di approvazione delle leggi. Chi si oppone, invece, sostiene che la distribuzione delle attribuzioni legislative tra Camera e Senato in base alle diversità delle materie rende del tutto incerto l'esercizio del potere di legiferare, anche perché il Primo ministro può spostare dal Senato alla Camera la deliberazione in via definitiva sui testi ritenuti fondamentali per l'attuazione del programma di governo. Personalmente ritengo che il bicameralismo perfetto sia un sistema da superare. In effetti la riforma non farebbe altro che accorpare le attuali camere in una sola e istituirebbe un Senato federale con competenza legislativa limitata.
Con riferimento al secondo punto il comitato del no sostiene che il Presidente della Repubblica perderebbe il potere di scioglimento della Camera, che passerebbe integralmente al Primo ministro: la Camera dei deputati verrebbe degradata ad una condizione di mortificante inferiorità: o si conforma alla richiesta di approvazione di un testo legislativo su cui il Premier ha posto la questione di fiducia o, se dissente, provoca lo scioglimento dell'Assemblea e il ritorno di fronte agli elettori.
Riguardo gli altri punti non si trova nessun accenno tra i documenti del comitato per il no.

14 giugno 2006

VERSO IL REFERENDUM

PRIMA PUNTATA

Si avvicina la data del referendum costituzionale del 25-26 giugno. Il contenuto della riforma è abbastanza variegato, perciò è meglio analizzare un aspetto per volta.
Ma prima è utile fare qualche precisazione: si tratta di un referendum confermativo e non abrogativo, quindi non ci sarà nessun quorum da superare per ritenere valido il referendum e votando SÌ si darà il proprio consenso alla riforma costituzionale approvata dalla ex maggioranza, mentre votando NO la riforma verrà annullata; il comitato per il no (rappresentativo della sinistra) da tempo sta dando battaglia, ma con almeno due argomenti poco validi: “La Costituzione non si cambia a colpi di maggioranza”, questo è il “grido di battaglia” del comitato per il no, con riferimento al fatto che la riforma è stata votata al Parlamento dalla sola maggioranza. Bisognerebbe ricordare a questi signori che la Costituzione stessa prevede tale meccanismo di modifica e, proprio perché non si crei una situazione di “strapotere” della maggioranza, esige che la modifica della Costituzione venga sottoposta a referendum confermativo. Dunque l’ex maggioranza non ha abusato dei suoi poteri, ma si è attenuta alle regole. Per lo stesso motivo, è stato inutile e fuori luogo creare comitati di raccolta firme per un referendum abrogativo della riforma, dato che la stessa non è ancora in vigore poiché in attesa di avere il “placet” da parte del popolo italiano attraverso il prossimo referendum.
Fatte queste opportune considerazioni, si può cominciare ad analizzare l’aspetto più semplice della riforma costituzionale: la riduzione del numero dei parlamentari. Attualmente abbiamo 630 deputati e 350 senatori, più quelli eletti dagli italiani all’estero. La riforma vorrebbe ridurre a 518 il numero dei deputati e a 252 quello dei senatori, con un “risparmio” di oltre 200 deputati. Inoltre, l’età minima per essere eletti nelle due camere verrebbe ridotta. Il comitato per il no sostiene che la riduzione del numero dei parlamentari è un espediente puramente demagogico perché diventerebbe operativa solo dal 2016. Francamente mi sembra un’argomentazione molto claudicante. Sarebbe come dire all’attuale governo che si è detto pronto a misure per accrescere lo sviluppo economico di fare demagogia solo perché i risultati non si vedranno prima di alcuni anni!

07 giugno 2006

Soldati italiani in Iraq

GUERRA O MISSIONE DI PACE?

Dopo una campagna elettorale all'insegna del ritiro delle truppe "d'occupazione" italiane dall'Iraq, dopo il discorso di insediamento di Romano Prodi in cui si parlava dell'intervento italiano nella "guerra" in Iraq come di un grosso errore del governo Berlusconi, ora, dopo l'ultimo attentato ai nostri soldati a Nassirya, si parla di "missione di pace". E' stato D'Alema a farlo, quindi il ministro degli esteri, nonchè vice del premier Prodi.
Non mi spiego questo cambiamento repentino di opinione, nonchè di funzione dei nostri soldati. Forse basta cambiare il colore di un governo per cambiare anche il corso storico degli avvenimenti in essere?
Va inoltre ricordato che le nostre truppe sono ancora lì. Berlusconi aveva promesso di ritirarle in autunno. L'attuale maggioranza si era impegnata a farlo in tempi praticamente "immediati", insieme anche alla riduzione del cuneo fiscale. Per ora quello che si è visto è: l'aumento di ministri, viceministri e sottosegretari, la grazia a Bompressi, la promessa di un indulto e di una manovra-bis.

01 giugno 2006

IL CALABRONE di oggi

LA VITA VIENE PRIMA DELLE ELEZIONI

Oggi è giorno di mercato e Carlo studia la cartina per scegliere il luogo dove trovarsi, con gli zaini carichi di materiale elettorale. Tra le bancarelle degli ambulanti già alcuni candidati si scambiano battutacce e organizzano il proprio tavolino. Appena pronti, si comincia. “Tre volantini al prezzo di uno!” grida Francesco, mentre Gigi ascolta divertito i racconti di un vecchio bersagliere. Paolo spiega ad una signora come si vota e Ciccio parla con un giovane tassista di quanto sia pesante un mutuo per la prima casa. Mille modi di un gruppo di amici per sostenere uno di loro, candidato alle elezioni circoscrizionali a Milano. Arriva l’ora di pranzo e sono molte le persone che andandosene dedicano al colorito gruppetto di amici un saluto, un sorriso o anche un semplice cenno del capo. “Buongiorno signora, posso lasciarglielo? È il volantino di un mio amico, si candida...”. Avrà forse 30 anni, fisico minuto. Vicino a lei il figlio piccolo gioca, mentre aspettano l’arrivo del tram. “Guarda, non abito a Milano. E poi la politica non mi interessa. Sono senza lavoro. Sia io che Piero, mio marito”. La campagna elettorale si ferma, e i ragazzi sono tutti intorno a lei: “Ci chiami domani che forse possiamo aiutarla”. Lei sorride e dando la mano al figlio sale sul tram. Oggi la competizione è finita e la conta dei voti è conclusa. E il nostro candidato? No, per una manciata di voti non ce l’ha fatta. Tutto finito allora? Per nulla. Sì, perché Piero ha richiamato: non è un “elettore”, è una persona che ha bisogno di lavorare, per sé e per la sua famiglia. La vita non aspetta, la domanda di senso che la vita pone, chiede una risposta ogni giorno. E il primo aiuto che si può dare è la compagnia: condividere la fatica del cammino. Così, un incontro casuale, ha rinnovato le ragioni che hanno portato questi amici a gettarsi nella campagna elettorale. Per meno di questo non ne sarebbe valsa la pena. Nemmeno con un successo plebiscitario.

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